Pagine

martedì 30 agosto 2011

LA DEA MADRE: I volti della Dea - Circe -




Secondo la leggenda Circe era figlia di Elio, il Dio Sole e di Perseide, una delle figlie del titano Oceano. Era sorella di Eete il re della Colchide, quindi zia di Medea. Le due donne, oltre che dal vincolo di sangue, erano anche legate dalla comune conoscenza dei segreti della magia.
Viveva nell’isola di Eea, un luogo non civilizzato coperto da una fitta selva con un’economia basata sulla caccia, la pesca e l’agricoltura.
La maga amò non corrisposta il giovane Glauco, che a sua volta amava Scilla, la quale venne trasformata in un mostro da Circe, che avvelenò la fonte presso la quale i due giovani erano soliti incontrarsi.
Omero nell’Odissea fece approdare Ulisse fortuitamente nell’isola della maga Circe dopo aver evitato i Sardi Lestrigoni. Durante un giro di perlustrazione i suoi uomini, comandati da Euricolo, notarono delle abitazioni costruite con pietre squadrate dotate di porte rese lucenti dagli ornamenti bronzei; le pietre squadrate fanno pensare a delle costruzioni megalitiche e le porte lucenti richiamano alle famose porte micenee, questo particolare potrebbe essere indicativo del fatto che Omero per la stesura del suo poema si rifece a delle tradizioni orali di molto precedenti la sua epoca.
Davanti all’abitazione della maga vi erano degli animali feroci stranamente mansueti e questo, insieme all’aspetto dell’edificio, insospettì Euriloco che, contrariamente al resto degli uomini della spedizione ricognitiva, rifiutò l’invito ad entrare nel palazzo.
Gli incauti che accettarono l’invito e, dopo aver assaggiato i cibi e le bevande preparati ed offerti dalla maga, furono trasformati in maiali.
Euricolo, non vedendo i suoi compagni uscire dal palazzo si allarmò e riferì l’accaduto ad Ulisse. Mentre l’eroe andava in soccorso dei compagni  incontrò il dio Ermes che gli consigliò di mischiare un’erba magica chiamata moly ai cibi offertigli dalla maga per restare immune alla trasformazione. L’eroe greco, immunizzato dall’erba magica, accettò tutti i cibi senza subire alcun male e riuscì a far tornare umani i suoi compagni minacciando la maga di morte. Liberati gli uomini, Ulisse si trattenne un anno da Circe ed ebbe da lei un figlio che chiamò Telegono. Il tempo di permanenza risultava eccessivo per i suoi uomini che lo costrinsero a lasciare l’isola, la maga gli consigliò di  recarsi negli inferi per chiedere all’ombra di Tiresia la strada migliore per il rientro a casa.
Qui si conclude il racconto omerico, analizziamo adesso la figura della maga. 
Come abbiamo già detto era la zia semidivina di Medea, come lei è capace di amare gli uomini, anche se il suo non è un sentimento profondo ma il frutto di un capriccio come denota l'enorme quantità di uomini trasformati in bestie.
Un altro elemento comune è la vendetta che non lascia posto alla compassione per le vittime.
Entrambe le maghe, inoltre, rappresentano il ruolo archetipico, più spiccato in Medea, del femminile inteso come ponte tra il male e l'uomo.
Nell'episodio Omerico si cela un'altra chiave di lettura, ossia lo scontro tra religione arcaica e moderna. La prima è quella che, nella sua visione naturalistica, viene qui rappresentata dalla selva in cui vive Circe, dalle costruzioni forse megalitiche e dalla padronanza dei segreti della natura prettamente appannaggio del femminile; la nuova religione greca codificata in schemi rigidi atta unicamente a legittimare i rapporti sociali e di potere, trova riscontro invece sia nella figura di Euriloco che, in qualità di coscienza moderna, teme il passato e fugge da esso senza cercare di integrarlo a quella realtà a cui è abituato, sia da quella di Ulisse, che riesce per un anno a ridurre la potenza della maga relegandola al ruolo di sposa e madre.
Secondo varie interpretazioni moderne Circe potrebbe anche rappresentare, da un lato la donna risentita nei confronti del tradimento dell'uomo che sfrutta la sua carica erotica al fine di dimostrare la sua superiorità, dall'altro la donna che, raggiunta la consapevolezza della propria generosità, riesce a rompere la sua scorza di risentimento e decide di rimettersi in gioco.

Fabrizio e Giovanna



Riferimenti bibliografici:
Omero, Odissea
Fernando Jiménez del Oso, Streghe

2 commenti:

  1. no nn mettero maaaaiiiii un commento su questo sitoooo avete capitooooooooo . . .
    ops

    RispondiElimina