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domenica 21 agosto 2011

TEMPLARI: L'INVESTITURA




L’Ordine del Tempio nacque in Terra Santa e la maggior parte delle loro risorse erano destinate a questo scopo, però in Europa era molto forte la loro presenza con commende, chiese e una grande quantità di proprietà i cui proventi finanziavano i fratelli di stanza in oriente.
La presenza Templare in occidente era capillare, i maggiorenti dell’Ordine avevano frequenti rapporti con le maggiori personalità sia ecclesiastiche che laiche.
Il loro modo di vivere, ordinato e severo, affascinava gli uomini del medioevo e soprattutto  i giovani cavalieri cadetti di famiglie nobili con patrimoni non molto grandi.
Immaginiamo l’impatto che potevano avere questi guerrieri della fede, tutti vestiti uguali, bene equipaggiati con armi e armature robuste ma non di lusso, sottoposti ad una disciplina ferrea, che avevano votato la loro vita ad un ideale utopico, in una società cavalleresca dove il coraggio e la morte gloriosa in battaglia erano dei valori importantissimi.
Il giovane cavaliere che mostrava interesse per l’Ordine veniva accolto nella Casa, ma nessuno dei monaci del Tempio gli chiedeva di prendere i voti, questa era una regola ferrea, i Templari dovevano fare proselitismo con l’esempio e non con le parole.
Al postulante veniva concesso di condividere in parte la vita monastica, in modo che potesse rendersi conto della vita che avrebbe dovuto scegliere in piena libertà, perché una volta pronunciato i voti non sarebbe più potuto tornare indietro se non a prezzo di vergogna e severe punizioni.
La vita di un Templare era regolata da numerosi obblighi e divieti i più importanti dei quali erano comunicati al novizio al momento della sua investitura, mentre gli altri di minore entità gli avrebbe imparati durante il suo servizio.
Il postulante dopo aver fatto domanda di ammissione doveva come consuetudine attendere la conferma della sua accoglienza; questo periodo d’attesa serviva ai dignitari dell’Ordine per prendere le necessarie informazioni sul nuovo venuto.
Egli doveva essere cavaliere figlio di cavaliere e di Dama, non poteva essere sposato o fidanzato e nessuna donna doveva in qualche modo avere dei diritti nei suoi confronti, inoltre non poteva far parte di altri ordini ed avere debiti che sarebbero dovuti essere pagati dal Tempio.
La maggior parte delle reclute veniva dalle commende di provincia dove di solito si attendeva l’arrivo di un importante dignitario per l’investitura di un nuovo Cavaliere.
Quindi seguiamo il giovane cavaliere cadetto che una volta ricevuta la risposta affermativa tanto agognata, giungeva finalmente in una commenda di provincia dove era presente un alto dignitario dell’Ordine incaricato della sua investitura.
Al nuovo venuto si aprivano le porte della commenda dove si trovavano i domestici, i cuochi e i cavalieri, tutti portavano una croce rossa cucita sul cuore come emblema di appartenenza all'Ordine.
Il postulante veniva accolto all'interno della casa e attendeva che il capitolo deliberasse sulla sua richiesta. Una volta che il capitolo, presieduto dal commendatario o da un altro dignitario di passaggio e formato dai fratelli più saggi, deliberava favorevolmente, il nuovo venuto veniva invitato ad entrare in una stanza dove due fratelli  gli  anticipavano le domande che gli avrebbe fatto il capitolo e lo mettevano in guardia contro una decisione che sarebbe stata irrevocabile. Finché le sue promesse non fossero state pronunciate davanti al capitolo, egli sarebbe stato libero di andare via in qualsiasi momento, quindi l'avvertimento dei due fratelli era di vitale importanza.

Riportiamo alcune parti del rito a cui si sottoponeva il novizio  tratto da Georges Bordonove, La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo
La cerimonia di accettazione era preceduta da un colloquio con due fratelli più anziani ritenuti più saggi:

il fratello più anziano: "Chiedi di entrare nella nostra compagnia?"  
il novizio: "Si Signore"
il vecchio fratello, secondo la consuetudine, seguitava elencando i divieti e gli obblighi ai quali sarebbe stato sottomesso, poi aggiungeva: "Fratello, sopporterai tutto questo per amore di Dio? Sei ben deciso? Vuoi essere schiavo della Casa, da ora in poi per tutti i giorni della tua vita?"
il novizio: "Accetterò tutto questo per amore di Dio, e voglio essere servo e schiavo della Casa per sempre"
il vecchio fratello concludeva così il suo intervento: "Fra poco ti verrà chiesto se hai una sposa e una fidanzata, se hai pronunciato voti in un altro ordine, se hai debiti, se sei sano di corpo e uomo libero. Devi rispondere con onestà e senza nulla nascondere, perché una tua menzogna danneggerebbe l'Ordine e ti esporrebbe ai nostri castighi. Cosa risponderai?"
il novizio: "Sono libero da tutti questi legami"

I due Templari dopo aver parlato con il postulante si recavano al capitolo per rendere conto della loro conversazione, dichiarando di aver redarguito il nuovo venuto su tutti i pericoli e gli obblighi che lo attendevano e che egli aveva dichiarato di essere libero da qualsiasi impedimento e pronto ad essere servo della Casa.
Colui che presiedeva il capitolo, dopo aver ascoltato il rapporto dei due templari, chiedeva se qualcuno dei presenti rilevasse o fosse a conoscenza di un qualche impedimento per l'accoglienza del nuovo cavaliere. 

Iniziava così la cerimonia di accettazione: 

i due fratelli tornavano dal novizio per istruirlo sul comportamento da tenere e le parole da pronunciare davanti al capitolo. 
Secondo le istruzioni ricevute, il giovane si inginocchiava a mani giunte e diceva: "Signore, sono venuto davanti a Dio davanti a te e davanti ai fratelli e vi prego, vi imploro per Dio e Nostra Signora di accogliermi nella vostra compagnia e di farmi partecipe dei benefici della Casa"
il dignitario: "Amato fratello, tu chiedi molto, perché del nostro Ordine non vedi che la scorza che è al di fuori. La scorza che tu vedi sono i nostri bei cavalli e le nostre belle armature; vedi che mangiamo e beviamo bene e abbiamo dei begli abiti, e per questo credi che con noi starai bene. Ma tu non sai quali dure leggi vigono all'interno: perché è cosa dura per te, che sei nato signore, dover diventare servo. D'ora in poi non farai più ciò che desideri: se vuoi stare di qua dal mare ti si manderà di là e sei vuoi rimanere ad Acri ti si invierà a Tripoli o ad Antiochia oppure nelle Puglie o in Sicilia o in Francia o in Borgogna. Se vorrai dormire ti si farà vegliare e vorrai vegliare ti sarà ordinato di riposare. Quando sarai a tavola ti verrà ordinato di andare dove un altro vorrà e non saprai dove. Sarai in grado di sopportare tutte queste difficoltà?"
il novizio:  "Si Signore, a Dio piacendo."

Dopo aver nuovamente esortato il giovane a pensare bene a ciò che lo attendeva, veniva invitato ad uscire e il dignitario, rivolgendosi al capitolo, chiedeva nuovamente se qualcuno dei presenti avesse da obiettare circa l'accoglienza. 
Se il capitolo si esprimeva favorevolmente il nuovo venuto  veniva reintrodotto nel capitolo e pronunciava le parole del rituale di accoglienza:

"Signore, vengo davanti a Dio, davanti a te e davanti ai fratelli e vi prego e vi imploro per Dio e nostra Signora di accogliermi nella vostra compagnia e ammettermi spiritualmente e temporalmente ai benefici della Casa, come colui che vuole essere servo e schiavo della Casa, ormai per sempre".

Il dignitario redarguiva ulteriormente il novizio sui rigori della Casa e chiedeva ancora il parere del capitolo, questa volta davanti a lui, gli ripeteva le domande iniziali e, alla sua risposta affermativa, gli faceva rinnovare la promessa di servire per sempre la Casa. 
Dopo questo passaggio finale il dignitario prendeva una cappa con la croce vermiglia e la poneva sulle spalle del nuovo Templare, il cappellano recitava il Pater Noster e il presidente del capitolo lo baciava sulla bocca in segno di omaggio feudale.
Il suono della campana accompagnava l'emozione del nuovo cavaliere.






Fabrizio e Giovanna 


Notizie tratte da Georges Bordonove, La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo

1 commento:

  1. Grazie per il lavoro di ricerca che diffondete quotidianamente. Consente a noi appassionati di aggiungere tasselli importanti nel nebuloso puzzle del nostro passato.

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