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giovedì 20 giugno 2013

CARTAGINE – SARDEGNA: GLI STORICI ANTICHI E LE NUOVE INTERPRETAZIONI


Scalinata di una tomba cartaginese - Sant'Antioco -


Premessa:
girando per il Web si nota, tra gli appassionati di Storia, la difficoltà di reperire il testo di Giustino.
Se si cerca la voce MARCUS JUNIANUS JUSTINUS non ci sono difficoltà; meglio ancora se si cerca POMPEO TROGO ( storie Filippiche) compendiato da Giustino. L’autore del lavoro resta Pompeo Trogo.

Riguardo le vicende dei Cartaginesi, in Sicilia, sarebbe sufficiente leggere Diodoro Siculo. Si inizia dalla disfatta di Imera, nel 480, alla quale seguirà una lunga inattività cartaginese dovuta, sicuramente, alle clausole del Trattato stipulato con il siracusano Gelone. In Sicilia ritorneranno nel 410 guidati da Annibale. Siamo davanti al più grande condottiero cartaginese. Ha distrutto Imera e Selinunte. Diodoro illustra il comportamento dei Cartaginesi: belve. Quel modo di fare è una novità assoluta per la Sicilia. I Siciliani conobbero le nefandezze dei Cartaginesi e dei loro mercenari nel momento del saccheggio delle due città: era la prima volta. Diodoro ci fa sapere che sono cominciate le guerre di Cartagine in Sicilia.
Da Erodoto apprendiamo che, ad Imera, morì Amilcare figlio di Annone e di una siracusana. Tucidide conferma che nel 418 non ci sono Cartaginesi nell’Isola. Dell’antica colonizzazione fenicia erano rimaste Mozia, Panormo e Solunto. Nulla da dire riguardo le fonti greche.
Con le fonti romane tutto si complica. Pompeo Trogo scrisse una storia universale. Giustino ne fece un compedio (epitome) molto personalizzata.
Giustino ci parla della fondazione di Massalia. Ci parla dell’alleanza tra Focesi e Romani ai tempi di Tarquinio Prisco e della disfatta degli eserciti cartaginesi ad opera dei Focesi. Conferma dei successi greci si hanno nelle dediche a Delfi (anno 525) e da Pausania e Tucidide. Giustino ci parla della Sicilia; dai primi abitanti ai suoi tiranni. Inizia da Cocalo, ai tempi di Minosse, e finisce con Anassilao ai tempi di Gelone di Siracusa. Ci ricorda che anche i Cartaginesi tentarono di imporsi in Sicilia senza riuscirci. Alla morte del loro comandante (imperator) Amilcare rimasero in pace per molti anni. (Imperium Siciliae etiam Carthaginienses temptavere, diuque varia victoria cum tyrannis dimicatum. Ad postremum amisso Amilcare imperatore cum exercitu aliquantisper quievere victi.)
Fin qui è tutto abbastanza chiaro. Giustino prosegue parlando dell’intervento ateniese in Sicilia. Ci racconta di Alessandro Magno e ci informa che Tiro fu presa con l’inganno. Il racconto prosegue fino a Pirro e al suo passaggio in Sicilia: c’era da liberare l’isola dai Cartaginesi. A questo punto Giustino ci racconta della fondazione di Cartagine. Ci racconta di Malco e del suo successore Magone. Magone è il fondatore della potenza militare cartaginese. A Magone subentrarono i due figli: Asdrubale e Amilcare. Giustino ci informa che, mentre combattevano in Sardegna, Asdrubale fu gravemente ferito e morì dopo aver lasciato il comando al fratello Amilcare. Nessuna notizia sulla fine della guerra sarda e su quest’Amilcare. Si passa ad un Imilcone che perse l’esercito per l’influsso pestilenziale di una STELLA. Imilcone, tornato a Cartagine, dopo aver portato la notizia del disastro, si diede la morte. Tutto chiaro per gli Storici: il magonide Amilcare è morto in Sicilia ed è quell’Amilcare morto ad Imera nel 480; Erodoto ha scritto una fesseria indicandolo come figlio di Annone. Quindi Malco, Magone e i due Magonidi, cronologicamente, operarono prima del 480. A questo punto salterebbe tutta la ricostruzione di Diodoro. Giustino prosegue ricordandoci che i Siciliani chiamarono Leonida, fratello del Re di Sparta, per liberarli dai Tiranni e dai Cartaginesi. Ne nacque una lunga guerra e Dario, come ciliegina sulla torta, ordinò di bruciare i cadaveri a causa di una bella pestilenza. Fine del pezzo di Giustino.

A complicare il quadro inserisco una nota di Tito Livio.
Tito Livio IV 29 Ai grandi eventi che resero memorabile quell’anno va aggiunto un fatto che allora sembrò del tutto insignificante: i Cartaginesi destinati a diventare il principale nemico di Roma , per la prima volta trasferirono un esercito in Sicilia in seguito alle lotte intestine dei Siculi ; in aiuto di una delle due parti in dissidio. Era il 429; per Diodoro è il 424, l’anno della 89 Olimpiade.
Questo è il quadro generale delle fonti.

Tito Livio

Ho visto come hanno operato gli Storici moderni. Partiamo dal Leonida fratello del Re di Sparta.
Quanti Re di Sparta hanno avuto un fratello che si chiamava Leonida? Questa domanda non se la sono posta. Per gli storici Giustino ha sbagliato; non intendeva quel Leonida morto alle Termopili nel 480. Sicuramente voleva indicare il fratello Dorieo che, nel 525, provò a conquistarsi un pezzetto d’Africa e, nel 510, riprovò in Sicilia; tutto raccontato da Erodoto. Così non va bene.
Anche io posso affermare che Tito Livio non intendeva la Sicilia ma si riferiva a Sulci. SLC invece di SCL (si scriveva con le sole consonanti) e credo di aver ragione se controllo in che anno sono sbarcati i Cartaginesi e hanno fortificato Sant’Antioco. Ho usato Livio per dimostrare che tutti possono sbagliare ma, con la pazienza, si rimedia. Lasciamo stare la ricostruzione di Diodoro: è perfetta. E’ sicuro che abbiamo un Amilcare, figlio di Annone, che muore ad Imera. Dopo la lunga pausa abbiamo un Annibale nel 410 che non ha avuto euguali sul piano militare. Nel 406 Annibale ritornerà in Sicilia affiancato da Imilcone; sempre della casata di Annone. Da qui dobbiamo far partire la storia di Giustino. Non si possono ignorare le fonti greche. Dobbiamo, solo, rileggere Giustino e cercarne le corrispondenze con Diodoro. La Storia è unica.

Giuniano Marco Giustino Historiae Philippicae XVIII 7 -1 quum in Sicilia diu feliciter, traslato in Sardiniam bello, amissa maiore exesercitus parte gravi proelio victi sunt 2 propter quod ducem suum Malchum, cuius auspiciis et Siciliae parte domuerant 1 (i Cartaginesi) avendo combattuto per lungo tempo e in maniera fausta ( diu feliciter ) in Sicilia trasferita la guerra in Sardegna, avendo perduta la maggior parte dell’esercito, furono sconfitti in un pesante confronto. 2 E per questa ragione essi mandarono in esilio il loro comandante Malco sotto il cui comando essi già avevano sottomesso una parte della Sicilia.

Imilcone ha le stesse consonanti di Malco. M L K. Imilcome sottometterà buona parte della Sicilia. Imilcone contro Dionisio. Due giganti. Diodoro si soffermerà a lungo su queste due figure. Imilcone, dopo tanto combattere, lo ritroviamo nei pressi di Siracusa e… c’è una grossa lacuna nel testo di Diodoro. Dopo la grossa lacuna, ritroviamo Imilcone, con l’esercito semidistrutto dalla peste, e Dionisio che stipulano la pace. Era il 405: tornarono sotto Cartagine il dominio sugli antichi coloni con l’aggiunta degli Elimi, dei Sicani e Selinunte, Akragas, Imera, Gela e Camarina ...ed Eraclea Minoia. Diodoro non parla di quello che faranno i Cartaginesi nei successivi 7 anni, narra altri eventi. Non sappiamo cosa succede a Cartagine dal 405 al 398. In questo ultimo anno Imilcone tornerà in Sicilia, arriverà fino a Siracusa, occuperà e profanerà il tempio di Demetra. Da questo momento tutto gli andrà male. Nella mia ricostruzione non posso dimostrare la venuta di Imilcone in Sardegna ma il contesto dovrebbe essere quello giusto.
E’ il 392. Seguiamo Giustino:-XVIII 7 19 ..a lui successe Magone per la cui energica azione aumentarono le ricchezze dei Cartaginesi, si ampliarono i confini del loro dominio e crebbero i riconoscimenti della loro gloria militare. XIX 1 1 Magone, il comandante dei Cartaginesi, primo tra tutti diede ordine e disciplina all’esercito e fondò l’impero cartaginese, consolidando la potenza della città. Non solo con l’arte della guerra ma, anche, con il valore. Egli, morendo, lasciò due figli: Asdrubale e Amilcare i quali seguendo le tracce del valore paterno.... Era il 380.
Seguimo Diodoro:-
( è il 378) XV 24...in seguito, scoppiata una pestilenza fra gli abitanti di Cartagine ed essendo la malattia molto violenta, molti Cartaginesi perirono ed essi rischiarono di perdere l’egemonia. Si ribellarono i Libici, spinti dal disprezzo; si ribellarono gli abitanti della Sardegna, ritenendo che quello fosse il momento giusto per attaccare i Cartaginesi: si misero d’accordo e li assalirono. Nello stesso periodo colpì Cartagine una sventura mandata dagli dei. Avvenivano in città continui immotivati disordini, esplosioni di timore, tumulti prodotti dal panico: molti balzavano fuori dalle case con le armi in pugno, come se i nemici fos sero penetrati in città, e, combattendosi fra loro come nemici, uccidevano al cuni altri ne ferivano. Infine, placata la divinità con sacrifici e liberatisi con pena dai mali, sconfissero tosto anche i Libici e riconquistarono l’isola.
Così la racconta Giustino:-
XIX 1 3..Si combattè anche contro gli Africani che esigevano il tributo riguardante il suolo della città maturato in molti anni. 4 la causa degli Africani era giusta e la loro fortuna fu migliore. 5 la guerra contro di loro terminò col pagamento in denaro e non con le armi. 6 In Sardegna, inoltre, Asdrubale gravemente ferito, morì dopo aver trasmesso il comando al fratello Amilcare. 7 la sua morte fu onorata degnamente per il lutto che destò in città, sia perchè era stato 11 volte Dittatore e perchè aveva riportato 4 trionfi. 8 Anche i nemici presero coraggio come se le forze dei Cartaginesi fossero cadute insieme al loro comandante.
Riflessione: Magone morirà a Cabala, in Sicilia, nel 380. Il comando lo prese il figlio Asdrubale che, come Dittatore, lo terrà per 11 anni. Dopo la sua morte, nel 369 in Sardegna, il comando passò all’altro magonide Amilcare. Brutto periodo per Cartagine. Anche Dionisio occuperà Erice con la flotta. I Cartaginesi stanno per venire buttati fuori dalla Sicilia. Amilcare, l’altro magonide, partirà dalla Sardegna con la flotta; ad Erice vincerà lo scontro con la flotta siracusana ma perì nello scontro. Questa è la mia personalissima interpretazione.
Dice Giustino:
2 1 Frattanto Amilcare fu ucciso durante la guerra in Sicilia e lasciò tre figli : Imilcone , Annone e Giscone . 2 Anche Asdrubale ebbe lo stesso numero di figli : Annibale , Asdrubale e Safone. 3 Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo. 4 Si fece guerra ai Mauri e si combattè contro i Numidi e gli Africani furono costretti a restituire a Cartagine il tributo pagato per la fondazione della città 5 Dopo, poichè una così potente famiglia di condottieri era pericolosa per una libera città, dal momento che nello stesso tempo essi giudicavano e facevano ogni cosa, furono scelti cento giudici fra i membri del consiglio 6 che esigessero il rendiconto delle imprese compiute dai comandanti che ritornavano dalla guerra affinché, essi, per questo timore badassero ai comandi militari allo stesso modo come in patria avevano l’occhio ai giudici e alle leggi 7 In Sicilia, al posto di Amilcare, subentrò Imilcone che, dopo aver vinto numerose battaglie per mare e per terra e dopo aver conquistato molte città, perse improvvisamente l’esercito per la violenza dell’influsso pestilenziale di una stella 8 Quando ciò fu annunciato a Cartagine, la città piombò nel dolore. Ogni luogo risuonava di alti gemiti, non diversamente che se la città fosse stata conquistata. 9 Erano chiuse le case private, chiusi i Templi degli Dei, tutte le cerimonie sacre erano interrotte e tutte le attività private erano sospese.
lo Pseudo Aristotele ci ricorda qualcosa che sta vedendo, ai suoi tempi, - in diretta- in Sardegna:
.....dacché (l’isola) è sottomessa ai Cartaginesi tutte le piante da frutto adatte per l’alimentazione vengono estirpate, e la pena di morte pende su quegli indigeni nel caso in cui qualcuno di questi decida di ripiantare qualcosa di questo genere.
(nda:- Sui Numidi e i Mauri nel VI o V sec non troverebbero d’accordo Erodoto.)
Così Diodoro.-
368: essendo i Cartaginesi colpiti dalla solita pestilenza e avendo la solita ribellione dei Libici ... Dionisio con 300 triremi, 30.000 fanti ( etc ) marciò contro il territorio dei Cartaginesi e lo devastò. Arrivò al Lilibeo e solo qui trovò molti soldati. (nda. La Sicilia cartaginese è sguarnita perché si combatte in Sardegna ). Sentendo che gli arsenali erano distrutti, Dionisio pensò che lo fosse anche la flotta. Lasciò 130 triremi, le migliori, nel porto di Erice e tornò a casa. Piombarono ad Erice 200 triremi cartaginesi e distrussero quelle siracusane. Datosi che era arrivato l’inverno i due eserciti stipularono una tregua e tornarono nelle loro città.
(nda:-In questo scontro, ad Erice in Sicilia, dovrebbe morire il magonide Amilcare)
Cosa ci ha ricordato Giustino da memorizzare?
2 1 Frattanto Amilcare fu ucciso durante la guerra in Sicilia e lasciò tre figli : Imilcone , Annone e Giscone . 2 Anche Asdrubale ebbe lo stesso numero di figli : Annibale , Asdrubale e Safone. 3 Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo. (nda Niente Suffeti)
Amilcare, quindi, lasciò 3 figli: Imilcone, Annone e Giscone.
Seguiamo Giustino:7 In Sicilia, al posto di Amilcare, subentrò Imilcone che, dopo aver vinto numerose battaglie per mare e per terra e dopo aver conquistato molte città, perse improvvisamente l’esercito per la violenza dell’influsso pestilenziale di una stella.
Piccolo chiarimento: ad Erice, nel 368, morì Amilcare e il comando passò al figlio primogenito Imilcone. Le successive guerre di Imilcone non avverranno in Sicilia. Si combatterà in Sardegna.
In Sicilia non ci sono scontri tra Cartaginesi e Siracusani fino al 348. (Per Diodoro è il 345). In questo anno ritroviamo il secondogenito del magonide Amilcare, Annone, che porta in Sicilia 150 navi da guerra, 50.000 fanti, 1000 cavalieri, 300 carri con l’intenzione di occuparne un altro pezzo. Abbiamo due figli di Amilcare impegnati: Imilcone in Sardegna mentre Annone è in Sicilia. Timoleonte, da Corinto, corre in aiuto di Siracusa guidato da una FIACCOLA in cielo. Quella Fiaccola in Cielo dovrebbe essere la Stella pestilenziale che decimerà l’esercito di Imilcone in Sardegna. Imilcone torna a Cartagine sconfitto dalla peste mentre il fratello Annone si trova a Siracusa.
Giustino ci ha ricordato che: 3 Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo. 4 Si fece guerra ai Mauri e si combattè contro i Numidi e gli Africani furono costretti a restituire a Cartagine il tributo pagato per la fondazione della città 5 Dopo, poichè una così potente famiglia di condottieri era pericolosa per una libera città , dal momento che nello stesso tempo essi giudicavano e facevano ogni cosa , furono scelti cento giudici fra i membri del consiglio 6 che esigessero il rendiconto delle imprese compiute dai comandanti che ritornavano dalla guerra affinché, essi, per questo timore badassero ai comandi militari allo stesso modo come in patria avevano l’occhio ai giudici e alle leggi.
Diodoro ci ricorda che Annone lasciò Siracusa, lasciò l’esercito al sicuro, e si precipitò a Cartagine ma fu esiliato. Nel 348 per Livio, il 345 per Diodoro, a Cartagine troviamo il Consiglio dei 100. Gli Ambasciatori cartaginesi vanno a Roma per la prima volta e fu redatto il famoso I° Trattato di Livio, di Diodoro e di Orosio.
Per concludere: nella mia ricostruzione sottolineo che ad Imera, in Sicilia, muore Amilcare figlio di Annone e di una siracusana. Non ci sarà nessun Imilcone fino al 406. Nel 410 troviamo un Annibale considerato il più grande comandante che Cartagine avesse avuto fino a quel momento; posso escludere tranquillamente Malco, Magone e i due Magonidi prima del 410.
Con lo scontro di Erice, in Sicilia, nel 368 si può ipotizzare la morte del magonide Amilcare e il passaggio dei poteri al figlio Imilcone. Con la tregua successiva e con il rientro a Cartagine, e a Siracusa, dei due eserciti posso ipotizzare che Dionisio … ricorda la profezia che lo riguarda:- sarebbe morto quando avrebbe prevalso sui migliori. Per Dionisio i migliori erano i Cartaginesi e ogni qual volta era arrivato sul punto di sconfiggerli… li lasciava andare. Purtroppo, per lui, la profezia riguardava la poesia. Inoltre: mi sono ritrovato, in Diodoro, con un Timoleonte da Corinto al posto del Leonida di Giustino ( stessa radice del nome LEON).
Nell’anno 348, per Livio, 345 per Diodoro qualcosa cadde dal cielo.
Paolo Orosio, altro storico latino, a riguardo ci ricorda:
III 71 memorandum etiam inter mala censeo primum illud ictum cum cartaginiensibus foedus...
III 71 ritengo che anche il primo trattato che in quel tempo venne stipulato con i Cartaginesi si debba annoverare tra i mali soprattutto perchè da esso provennero sciagure che ebbero inizio immediatamente dopo. 2 402 anni dopo la fondazione di Roma furono mandati ambasciatori a Roma e fu firmato un trattato. 3 Le testimonianze della storia, l'infamia gettata sui luoghi e l'abominio decretato contro i giorni in cui quei fatti accaddero, attestano la grandine di mali e le ininterrotte tenebre di incessanti sciagure che seguirono l'arrivo dei Cartaginesi in Italia.
Si vide la notte estendersi per la maggior parte del giorno e una grandine di chicchi grossi come pietre cadde dalle nubi a lapidar la terra..
Per vederci chiaro ho cercato un sito dove sono elencati molti disastri naturali. Ho trovato che, nel 300 aC circa, l’area dell’attuale New York fu spazzata da uno tsunami causato dalla caduta di un asteroide di 100 metri di diametro. L’onda del sisma, stimata alta 20 metri, risalì il fiume Hudson per circa 50 Km.

Diodoro ci ricorda del tentativo del greco Pentatlo, di Cidno , di occupare la zona di capo Lilibeo nel 580. E’ un Eraclide (discendente di Ercole) venuto a reclamare la terra degli Elimi.
A Mozia, in quel periodo, dopo un incendio, fu edificata una cinta di mura.
Solo con quest’incendio di Mozia dimostrano la conquista della Sicilia da parte di Malco. Sono perlpesso.

Diodoro racconta le vicende di Magone fino alla sua morte in battaglia dove l’esercito cartaginese fu sconfitto da Dionisio. I Cartaginesi seppellirono sontuosamente il re Magone e, al suo posto, elessero comandante il figlio, giovanissimo ma pieno di orgo glio e di singolare valore. Egli trascorse tutto il tempo della tregua addestran do ed esercitando i soldati; rese l’esercito docile ed efficiente allenandolo alle fatiche, esortandolo con le parole, esercitandolo nelle armi. Scaduto il tempo della tregua, entrambi schierarono gli eserciti e vennero a battaglia pieni di ardore. Vi fu uno scontro violento presso la località chiamata Cronio e, con decisione inversa, la divinità volle compensare con una vittoria la sconfitta dei Cartaginesi. Diodoro non ci segnala il nome di questo figlio di Magone. Non è difficile riconoscere l’Asdrubale che morirà in Sardegna.

Questo è il quadro storico. Le fonti sono sempre le stesse. Tutti gli storici sono concordi. Per me, solo per me, non quadra. Non è normale avere, prima, Magone e i due Magoni e, dopo un secolo, ritrovarsi con un Annibale presentato come il più grande condottiero cartaginese per aver distrutto due città siciliane mentre i Siracusani erano impegnati in Grecia. Non è normale chiamare in causa Leonida e Dario I e ritrovarsi con Timoleonte da Corinto e con i postumi della Grande Peste.
Non si può utilizzare Giustino per Malco, Magone e i due Magonidi e ignorare lo stesso Giustino quando ci narra che, contemporaneamente a questi grandi personaggi cartaginesi, i Focesi sconfiggevano gli eserciti cartaginesi e ritrovare i trofei delle vittorie nell’Oracolo di Delfi.
Non è normale che, per avallare il quadro, si tiri in ballo il trattato di Polibio del 509, del quale ne a Roma nè a Cartagine ne sapevano nulla gli addetti agli affari internazionali. Non è normale proporre il trattato di Polibio e ignorare completamente quanto riporta Tito Livio riguardo ai Trattati tra Roma e Cartagine.
Gli archeologi, di solito, trovano le inumazioni cartaginesi. Ad un certo punto si ritroveranno con delle incenerizioni molto frettolose. Credo che, con le pestilenze, le sepolture siano particolari.
Diodoro Siculo è uno STORICO. Gustino è un epitomatore: fa il riassunto dello storico Pompeo Trogo. Ricordiamocene.



Bibliografia:

Diodoro Siculo: “Biblioteca Storica” - Editore Sellerio - Palermo
M.Giuniano Giustino: “ Storie filippiche” - Luigi Santi Amantini - Editore Rusconi

Dal WEB è possibile scaricare una monografia, in pdf, dal titolo:

-LA SARDEGNA NELLE MIRE DEI CARTAGINESI-
Autori del lavoro: Rolando Berretta e Tonino Pischedda.



Rolando Berretta


4 commenti:

  1. Grande articolo, complimenti vivissimi agli autori, che saluto, e agli editori, che ringrazio.

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  2. Grazie a te, dobbiamo ringraziare gli autori per aver condiviso con tutti noi il loro lavoro.

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  3. scrive Rolando Berretta.
    Grazie Dottor Montalbano…e Redazione.
    Sto cercando di far capire che Roma e Cartagine sono già passate in due guerre. I Trattati, con tutti i cavilli, saranno stati analizzati dagli addetti mille volte. Ti arriva Polibio, dalla Grecia, e ritrova un Trattato che, a suo dire, “…ancora ai nostri tempi i più anziani tanto dei Cartaginesi quanto dei Romani e quelli che sembrerebbero più esperti di cose politiche non ne avevano notizia…”-.
    Non mi sembra una cosa normale.
    Prima di scrivere una STORIA imperniata su quel Trattato di Polibio del 509… io ci rifletterei parecchio.

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  4. sempre Rolando Berreta
    aggiungo un pezzo che avevo già messo nel sito di Montalbano:
    Un piccolo evento si era svolto ai tempi di Ciro il Grande (559-530).
    Paolo Orosio Historiarum adversus paganos libri septem IV 6 6/7:
    “Itaque Carthaginienses...sicut Pompeius Trogus et Iustinus fatentur... cum in Sicilia diu infeliciter dimicassent , traslato in Sardiniam bello iterum infelicius victi sunt. Propter quod ducem suum Mazeum et paucos qui superfluerant milites exulare iusserunt ».
    Senza perderci in discorsi dotti possiamo dire che i Cartaginesi, comandati da Mazeo, provarono a sbarcare in quel di Mozia, dove erano state edificate delle mura che risalgono alla metà del VI a.C. Gli abitanti si aspettavano un attacco da parte di Cartagine?
    In seguito, Mazeo provò nuovamente con la Sardegna ma fu di nuovo sconfitto. Escludiamo subito che fosse il padre di Cartalone perché, dopo due sconfitte, non aveva nessun bottino da mandare a Tiro. Evitiamo di confonderlo con quel Malco che sottomise parte della Sicilia. Giustino ci ha ricordato dei tentativi inutili dei Cartaginesi fino alla sconfitta di Amilcare, a Imera nel 480 a.C. e del lungo periodo di pace che seguì.
    Vogliamo prendere in considerazione la possibilità che Mazeo combattè contro Mozia? Se le fonti greche non ricordano l’episodio significa che il fatto è rimasto circoscritto al mondo fenicio.

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